Villa D’Este (TIVOLI)
Villa d’Este, capolavoro del
giardino italiano e inserita nella lista UNESCO del patrimonio mondiale, con
l’impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e
musiche idrauliche costituisce un modello più volte emulato nei giardini
europei del manierismo e del barocco.
Il giardino va per di più considerato
nello straordinario contesto paesaggistico, artistico e storico di Tivoli, che
presenta sia i resti prestigiosi di ville antiche come Villa Adriana sia un
territorio ricco di forre , caverne e cascate, simbolo di una guerra millenaria
tra pietra e acque. Le imponenti costruzioni e le terrazze sopra terrazze fanno
pensare ai Giardini pensili di Babilonia, una delle meraviglie del mondo
antico, mentre l’adduzione delle acque, con un acquedotto e un traforo sotto la
città, rievoca la sapienza ingegneresca dei romani.
Il cardinale Ippolito II D’Este dopo le
delusioni per la mancata elezione pontificia, fece rivivere qui i fasti delle
corti di Ferrara, Roma e Fointanebleau e rinascere la magnificenza di Villa
Adriana. Governatore di Tivoli dal 1550, carezzò subito l’idea di realizzare un
giardino nel pendio dirupato della “Valle gaudente”, ma soltanto dopo il 1560
si chiarì il programma architettonico e iconologico della Villa, ideato dal
pittore-archeologo-architetto Pirro Ligorio realizzato dall’architetto di corte
Alberto Galvani.
Le sale del Palazzo vennero decorate sotto
la direzione di protagonisti del tardo manierismo romano comeLivio Agresti, Federico
Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia eAntonio Tempesta. La
sistemazione era quasi completata alla morte del cardinale (1572).
Dal 1605 il cardinale Alessandro D’Este diede
avvio ad un nuovo programma di interventi per il restauro e la riparazione dei
danni alla vegetazione e agli impianti idraulici, ma anche per creare una serie
di innovazioni all'assetto del giardino e alla decorazione delle fontane.
Altri lavori furono eseguiti negli anni
1660 - 70, quando fu coinvolto lo stesso Gianlorenzo Bernini.
Nel XVIII secolo la mancata manutenzione
provocò la decadenza del complesso, che si aggravò con il passaggio di
proprietà alla Casa d'Asburgo. Il giardino fu pian piano abbandonato, i giochi
idraulici, non più utilizzati, andarono in rovina e la collezione di statue
antiche, risalente all'epoca del Cardinal Ippolito, fu smembrata e trasferita
altrove.
Questo stato di degrado proseguì
ininterrotto fino alla metà del XIX secolo, quando il cardinale Gustav von
Hohelohe, ottenuta in enfiteusi la villa dai duchi di Modena nel 1851, avviò
una serie di lavori per sottrarre il complesso alla rovina. La villa ricominciò
così ad essere punto di riferimento culturale, e il cardinale ospitò spesso,
tra il 1867 e il 1882, il musicista Franz Liszt (1811 - 1886), che proprio qui compose
Giochi d'acqua a Villa d'Este, per pianoforte, e tenne, nel 1879, uno
dei suoi ultimi concerti.
Allo scoppio della prima guerra mondiale
la villa entrò a far parte delle proprietà dello Stato Italiano, fu aperta al
pubblico e interamente restaurata negli anni 1920-30. Un altro radicale
restauro fu eseguito, subito dopo la seconda guerra mondiale, per riparare i
danni provocati dal bombardamento del 1944. A causa delle condizioni
ambientali particolarmente sfavorevoli, i restauri si sono da allora susseguiti
quasi ininterrottamente nell’ultimo ventennio (fra questi va segnalato almeno
il recente ripristino delle Fontane dell’Organo e del “Canto degli Uccelli”).
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